Per comprendere a pieno il ruolo che i bias di framing possono giocare nel nostro processo decisionale, è opportuno partire proprio dalla loro definizione e dal significato della parola “framing“.
Con il termine “framing” si va a definire la cornice, ovvero il contesto all’interno del quale ci muoviamo e all’interno del quale prendiamo le nostre decisioni.
Ne comprendiamo la rilevanza quando, di fronte ad una sola decisione, ma a due contesti diversi, le persone tendono ad assumere decisioni diverse proprio in base alla cornice, ovvero al contesto di riferimento.
Come è facilmente intuibile esistono numerosi bias che rientrano nella macrocategorizzazione dei bias di framing, ne riportiamo alcuni.
bias di framing: il bias di conferma
Esso riguarda la tendenza a cercare conferme alle proprie convinzioni e a rifiutare evidenze contrarie a quanto si pensa.
Il bias di conferma è senza dubbio uno dei più diffusi: quante volte ci capita di ricercare fonti ed informazioni che avvalorino una posizione già presa o un’idea già assunta, chiudendo la strada ad ogni possibile obiezione. Si tratta a tutti gli effetti di una sorta di autoinganno che chiama in gioco anche la difesa della propria identità personale.
Bias di framing: errore di attribuzione
Esso si manifesta con la tendenza ad attribuire le cause di un particolare comportamento di una certa persona alla sua personalità, al suo modo di fare ed essere, senza, invece, tenere conto delle circostanze che, anche in questo caso, entrano in gioco.
È curioso analizzare come quando si è osservatori, relativamente ad un fatto, del comportamento e della reazione di una persona si tenda ad attribuire la causa di tale comportamento al suo modo di essere, contrariamente quando siamo noi stessi protagonisti del fatto, e pertanto agiamo, l’attenzione si pone quasi esclusivamente sul contesto.
Anche in questo caso la differenza è imputabile ad una volontà inconscia di mantenere l’autostima per cui “incolpiamo il contesto” se ci riguarda direttamente, e la persona se invece coinvolge direttamente altri.
In-Group bias: la forza del gruppo di appartenenza
Ancora una volta entra in gioco l’autostima ed il rafforzamento di essa sulla base dell’appartenenza a gruppi sociali.
Quante volte ci capita di sentirci più forti o migliori proprio in funzione del successo riscosso dal nostro gruppo di appartenenza?
Ecco in questo caso spesso entra il gioco proprio l’in-group bias, mediante il quale tendiamo a preferire il nostro gruppo piuttosto che altri gruppi e a difenderne posizioni e pensiero anche se non perfettamente condiviso.
bias della correlazione illusoria: giudizi limitati
Altro bias molto frequente è proprio quello della correlazione illusoria che spesso mettiamo in campo quando esprimiamo giudizi su altre persone.
Tale bias, di fatto, ci consente di associare due o più elementi a prescindere dalla loro effettiva relazione.
Quante volte ci capita di giudicare o attribuire a persone di colore responsabilità o comportamenti negativi solo per il fatto che rappresentano una minoranza?
In questo caso la correlazione viene proprio effettuata tra due elementi che di fatto non ne hanno alcuna.
hindsight bias: con il senno di poi
Ultimo, ma non ultimo per importanza, tra i bias di framing, è il bias legato al giudizio retrospettivo con il quale un evento o un fatto, una volta accaduto, ci appare come l’esito più probabile alla luce delle informazioni e dei dati disponibili fin dal principio.
È quello che definiamo come il senno di poi: sistematicamente la possibilità di conoscere l’esito di un fatto a posteriori ci induce a pensare che quanto accaduto fosse poi la cosa più scontata.
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