Quanto riesce il desiderio ad influenzare le nostre decisioni e scelte? Sicuramente moltissimo.
I bias di desiderio riguardano proprio l’influenza che il desiderio esercita sulla nostra mente e sulle nostre capacità cognitive.
Ma scopriamo insieme quali sono.
Bias di desiderio: facciamo chiarezzA
Alla categoria dei bias di desiderio possiamo ascrivere almeno tre tipologie di bias facilmente riconoscibili.
Effetto della mano calda
Si tratta di un bias che si verifica con una significativa frequenza e si basa sull’errata convinzione che eventi positivi che sono accaduti in passato possano influenzare anche eventi futuri, quando in realtà questi sono dominati dal caso.
Spesso tale bias viene anche definito come la “fallacia dello scommettitore” proprio perché è nelle occasioni di gioco, e soprattutto in quelle legate al gioco di azzardo, che si manifesta maggiormente.
Quante volte siamo portati a scommettere o a giocare di nuovo dopo aver appena vinto, oppure quanti giocatori sono soliti alzare le puntate al tavolo verde dopo una serie positiva? Ecco in entrambi i casi è proprio il bias “Effetto della Mano Calda” che ci trae in inganno.
effetto alone
Quante volta abbiamo giudicato una persona più intelligente di un’altra solo per l’aspetto fisico?
Bene, in questa circostanza siamo proprio in presenza dell’ “Effetto Alone“.
Tale bias cognitivo ci porta a valutare persone e oggetti solo sulla base di un particolare tratto saliente che li contraddistingue.
È lo stesso fenomeno che accade, per esempio, quando giudichiamo migliore il prodotto di un brand conosciuto rispetto ad uno più sconosciuto, senza provarlo.
In questo caso i primi tratti percepiti o di un prodotto o di una persona influiscono sulla percezione ed interpretazione degli altri tratti proprio a causa delle nostre aspettative.
L’Effetto Alone fu ipotizzato per la prima volta da Edward Lee Thorndike e fu sostenuto anche da ricerche empiriche.
Effetto della mera esposizione
Siamo soliti avere un atteggiamento positivo verso qualcosa che conosciamo ed abbiamo già visto rispetto a qualcosa che non abbiamo mai visto in precedenza: possiamo riassume così l’ “Effetto della Mera Esposizione“.
Alla base di tale bias cognitivo, la necessità di reagire alla paura che suscita in noi l’esposizione a fenomeni o oggetti nuovi: a teorizzare ciò, lo psicologo Robert Zajonc.
La teorizzazione di tale bias cognitivo è stata supportata da diversi esperimenti che hanno fatto ricorso a molteplici oggetti ed immagini: dalle figure geometriche, ai dipinti, alle immagini di volti, fino ai suoni.
In psicologia tale bias cognitivo viene spesso ricondotto al principio di familiarità.
Non perderti i prossimi approfondimenti sui bias cognitivi!
Stay tuned.
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